La produzione dell’Azienda Agricola Cavallero un tempo era mista. Una corte autosufficiente, con coltivazione di grano, alberi da frutta, viti e allevamento di bestiame. Per lunghe stagioni, proprio qui a Vesime, la vita scorreva scandita da ritmi antichi. Semina, raccolta, allevamento del bestiame.
Con il volgere del tempo, i Cavallero si dedicarono anche ad altre attività. Nell’Ottocento venne la stagione del baco da seta: venivano allevati dove ora accogliamo i clienti per una degustazione. Dalle mura di quel basso edificio, i bozzoli venivano consegnati alla filanda, in paese, e poi filati.
Nel Novecento l’uva veniva venduta all’ingrosso, e la vinificazione era limitata a poche bottiglie per uso famigliare. Ma c’era già il desiderio di fare vino. Un vino da avere in tavola, da bere, un alimento vero e proprio, com’era considerato un tempo.
Durante la guerra nonno Giacomo affrontò con caparbietà sfide immani. Tra i filari delle viti si piantava il grano, necessario per sfamarsi e per dar da mangiare a chi lavorava in cascina. In un grande campo antistante la proprietà, i partigiani radunarono 500 uomini, buoi, pale e zappe e crearono l’Excelsior, aeroporto clandestino che divenne strategico per gli alleati tra il ‘44 e il ‘45.
Fare vino, metterlo in bottiglia e venderlo direttamente. Una cantina tra Cuneo e Asti, sul limitare di due province dalla grande tradizione vitivinicola. Una cantina tra cielo e terra, con vigneti che sfidano pendii fino a 500 metri sul livello del mare. Una cantina tra tradizione e futuro, con idee chiare sul vino e su una vinificazione rispettosa della terra e dell’ambiente. Una cantina di confine.